.

sabato 31 gennaio 2015

IL RICORDO DI BRUNO "STRIGHETA" DEI ROSSI DI TULLIO CARDONA


















25 OTTOBRE 2014: BRUNO ALLA FESTA DI FINE STAGIONE DI GIAMPAOLO D'ESTE





di Tullio Cardona





Lucciconi agli occhi e pesce fritto. Così è finita la festa di Superd’Este a Burano, per celebrare con gli amici la vittoria alla “Storica”. Bruno si era appena alzato dal tavolo per tornarsene in quel di Tre Porti. Tutti ad abbracciarlo, a salutarlo. Sorrisi. Si vedeva che stava male, che soffriva. Gli occhi sporgenti, il viso enfiato, l’andatura pesante, la continua ricerca di una sedia, che prontamente il fratello Franco, a mo’ di chioccia, subito gli faceva trovare. «Voialtri no savè gnanca el pensier che go», ripeteva Franco quasi a se stesso, appena si trovava lontano dal suo protetto. Sul muro facevano bella mostra le imprese di Giampaolo, compresa quella vittoria del 1999 in “Canalasso”, quando Bruno lo condusse al traguardo togliendo ai Vignotto il possibile titolo di Re del remo. Non era però il dispetto buranello a renderne felice il ricordo: Bruno amava ripercorrere quel trionfo perché lui, “Bruno Strigheta” era ritornato alla grande, dopo molte prove sfortunate ed infiniti secondi piazzamenti. Ma, come dice Franco, «In regata conta el primo, el resto vien dopo, e secondo o quarto no cambia gnente». Quella bandiera rossa, nella casa treportina, stava appesa più alta, a dominare tutte le altre. L’ottimo pasto riempiva i piatti, forse pesce fritto troppo bollente proprio nel momento in cui Bruno ha chiuso la porta della ex chiesa delle Cappuccine. Allora, come se fastidiosi fumi si fossero levati dai sardoni, ovunque vedevo occhi lucidi. Il popolo del remo temeva di perderlo, sapeva che lo avrebbe perso, inesorabilmente. Né consolavano i canti che concludono i disnar o il farsi coraggio a vicenda. Quanti, mi chiedo, possono vantare una simile platea, cento persone che di nascosto si commuovono, che soffrono con lui, che sperano. E’ il teatro della vita, chi merita ne diventa protagonista, soprattutto quando combatte il destino, come e con la forza di un eroe. 



Poi ecco il 15 dicembre, da Remigio, fra i colleghi campioni della “Storica”, di ieri e di oggi. C’è anche Bruno. Lo vedo meglio, il volto più riposato. Come ingannano gli occhi! O forse la semplice speranza ci conduce a credere fermamente che le cose vadano meglio, che la nuova cura funzioni, che ci saranno ancora molti anni con lui. Invece, è stato poco più di un mese. C’erano la vecchia guardia e l’attuale, il Ciaci, i Fongher, Bufalo, ecc., ma anche i Vignotto, Busetto, Giampaolo. Bruno si è trovato a combattere con gli uni e con gli altri, giusto in mezzo fra due, quasi tre generazioni. Insomma, contro i più forti di ogni genesi del remo, dal 1970 ad oggi. Mica semplice: vai tu a vincere a Murano con accanto tipi come Ciaci, Crea, Giampaolo, i Vignotto. Appena si ritira uno eccone spuntare un altro, o persino entrare in ruolo contemporaneamente. Neppure un attimo di tregua, di facilitazione. Eppure tutti a Bruno devono qualcosa e lo ammettono. Chi la sfida agonistica, leale nella malizia, fedele nel ritrovarsi alla fine un unico “popolo del remo”; chi la tecnica, la maestria, il “sentire la regata”, quel trasmettere al compagno la forza positiva necessaria ad ottenere la massima prestazione. 


REGATA STORICA 1985


Scansiamo Busetto, che da Remigio di continuo fa la spola fra il tavolo e la calle per usare il cellulare, e finalmente gli posso stare accanto. Bruno scherza, gioca, fa battute. Ha anche voglia di raccontarsi. «Maledeto quel boia de i so morti del numero 9. Ciapavo in Storica sempre quel numero de acqua. Credime: una persecussion. El pezo ruolo gera sempre mio». Sfortuna, come andarsene a soli 63 anni, come il male che lo ha colpito lì e non altrove, proprio dove non c’era nulla da fare. Poi la stretta calorosa, con le dita anchilosate che mi hanno ricordato quelle di Gigio, quando ci si vedeva a Murano. Barbara, la secondogenita di Bruno, mi ha raccontato che tutta la famiglia era contraria alla sua partecipazione a quel tradizionale ritrovo: stava già molto male. Ma lui ha insistito ed è stato irremovibile. «Prendi almeno il taxi», gli hanno detto. «No, vado in motonave». Forse sentiva, sapeva che sarebbe stata l’ultima volta. Voleva salutare gli amici, respirare ancora l’aria di regata, vivere quel legame indissolubile che lega a doppio filo chi impugna il remo e tenta di essere il più forte. Penso che Bruno lo sia stato, in laguna come nella vita ed il mio ricordo va a quell'ultimo sorriso di commiato, ai suoi occhi buoni, al suo lamentarsi ma andare a braccetto con la cattiva sorte, che manco gli aveva concesso la nomina a “Buranello dell’anno”.


15 DICEMBRE 2014 - TRATTORIA DA REMIGIO: 
PRANZO ANNUALE DEI VINCITORI VIVENTI DELLA REGATA STORICA



Nessun commento: